La nuova malattia: “la selfite”

21 Giugno giornata internazionale del selfie.

 

Esatto, anche il selfie ha una sua giornata dedicata e questo è successo intorno al 2000 quando la parola, prima solo dello slang giovanile, è entrata nel vocabolario.

 

Il selfie, o all’italiana l’autoscatto, è un modo per fare una foto di se stessi in un ristorante mentre si assapora un nuovo piatto, in un camerino mentre si misura un abito, con uno spettacolare panorama alle spalle o con il vip incontrato per caso.

 

Anche io li utilizzo, quotidianamente sui miei social, a casa mentre smanetto in cucina o assaggio il nuovo esperimento o anche mentre sono con una paziente che ha raggiunto i suoi obiettivi o in altre tante circostanze.

Una cosa la devo però sottolineare.

 

Quotidianamente mi ritrovo a confrontarmi con ragazzi, la cui età negli ultimi 10 anni è calata tantissimo, che davanti alla mia provocazione su cosa non apprezzino del proprio corpo, rispondono che nulla è come vorrebbero.

Questo mi ha spinta a mettere uno specchio nel mio studio e a invitarli a guardarsi cercando insieme di capire cosa vedono.

Un selfie in diretta insomma.

L’uso continuo delle foto sui social, a scandire ora dopo ora la giornata di ognuno di noi, è una pratica comune e continua. Niente contro, eppure qualcosa mi fa storcere il naso.

Questo qualcosa è la ricerca della perfezione, è la continua voglia di ritoccare la foto per apparire perfetti a se stessi e agli altri.

E’ l’uso smodato di filtri che aumentano la perfezione e che vanno a scalfire la già poca sicurezza sociale degli adolescenti (e non solo adolescenti a dirla tutta), rinsaldando la bassa autostima e contribuendo a far pensare che per avere un corpo perfetto bisogna spingersi oltre i limiti e che per avere un viso perfetto occorre impiastricciarsi con trucchi discutibili già in tenera, tenerissima età.

Non sto inventando e non sto improvvisando!

E’ la mia esperienza quotidiana, e proprio qualche giorno fa una mia splendida paziente, mentre guardavamo insieme una sua foto, ha avuto un impeto di stizza e l’ha spostata violentemente ripetendo più volte “è brutta”.

Le ho fatto notare che in quella foto, come del resto dal vivo, è bellissima.

Ma per lei non è così.

E vuoi sapere perché non è così? Perché da quella foto, scattata poco meno di un anno fa a ieri l’altro, lei, che ormai chiamo la mia stellina, è passata a pesare 37kg, adesso è magrissima, a vederla in biancheria si distinguono in modo nitido le ossa dello scheletro, quelle del bacino si vedono come se non ci fosse nulla a proteggerle.

Lei adesso si vede con gli occhi di chi, per un motivo o per un altro, ha voluto spingersi oltre, sempre più in là, per dimostrare che in qualche modo lei la perfezione l’ha raggiunta.

No, certo, non è colpa dei selfie in sé, ma probabilmente di quello che mostrano i mezzi di comunicazione, le immagini pubblicitarie, le millemila influencers che sono super perfette su instagram o su facebook o sulle altre piattaforme social.

E tu?

Sei colpita dalla “selfite”?

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