Siamo a Settembre inoltrato, molti sono stati in vacanza all’estero o lontano dalla propria regione. Non so se capita anche a te, ma io al ritorno a casa dopo anche solo una settimana di assenza dalle mie confortevoli quattro, mura faccio questa affermazione: “appena arrivo a casa devo mangiare/bere…” riferendomi a un cibo o una bevanda, a quel gusto o aroma che mi fa sentire a casa, quello che mi consola, quello che mi dà sollievo.
Si parla del cosiddetto comfort food che io ho ribattezzato come cibo della pace.
Il mio ad esempio è il caffè fatto con la moka: il rito della preparazione: sciacquare la moka, rigorosamente senza detersivo per evitare che il caffè modifichi il suo sapore, prendere il caffè e dosare il giusto quantitativo con il cucchiaino, che non è il semplice cucchiaino che trovi nel porta posate, no, è quello dedicato.
Accendere il fornellino e attendere il gorgoglio e lo spandersi dell’aroma in tutta la casa.
Alzare il coperchio della moka, respirare pienamente l’aroma del caffè bollente e infine berlo.
Ecco confesso questo è il mio cibo della pace.
Forse perchè come dice qualcuno il preparare il caffè che sia per se stessi o per qualcuno, è un vero gesto di amore.
Esistono molti comfort food, perchè molto diversa è la natura umana; questo termine nasce in America intorno agli anni ’70, ma subito si espande in tutto il mondo.

Coniugare dieta e comfort food
Quando si parla di cibo si pensa giustamente a nutrire il corpo, quindi ad apportare i giusti nutrienti e a controllare le giuste dosi.
Nel lavoro che faccio quotidianamente è importante far sì che ad ogni persona sia data la giusta alimentazione, perché, si sa, è la quantità della dose che rende tale il veleno.
E’ vero e giusto, occorre però andare oltre: il comfort food va al di là di questo, ci spinge in un mondo più mentale che fisico, ci fa stare bene come sensazione psicologica e non solo fisica.
Non solo e non sempre fisica perchè spesso, e questo è un errore ricorrente, il cibo della pace viene abusato.
E si passa quindi dal benessere iniziale mangiando o bevendo quel cibo o quella bevanda, a una sensazione di senso di colpa: mangiare un quadratino di cioccolato fa stare bene la mente, a tratti il corpo, dà senso di leggerezza, ma questo si può trasformare in acuto senso di colpa se da un quadratino si passa a una tavoletta.
E come questo posso fare altri esempi.
Il cibo della pace mentale può essere un’arma a doppio taglio e soprattutto molto limitante per coloro che ne sono “dipendenti” e che seppur in sovrappeso e volenterosi di cambiare, non riescono né possono stare a DIETA dimagrante: il loro problema non è riconducibile ad una lista di cibi scanditi quotidianamente, pasto dopo pasto, ma alla capacità di gestire le emozioni, i dolori e le gioie del corpo, della mente.
Per questo a sostegno spesso nella mia professione mi affianco alla figura dello psicologo che aiuta me ma soprattutto la persona che a me si affida, a comprendere realmente quali siano i motivi che spingono verso la direzione di questo o quel cibo che dà benessere.
Chiuderei dicendo che esprimere le proprie emozioni aiuta a trovare la giusta via per il proprio benessere, per cui prendendo spunto da un post che circola spesso sui social direi: se hai freddo copriti, se hai sonno dormi, se sei triste piangi, se sei felice ridi, e saprai ascoltando il tuo corpo quando e come usare il tuo comfort food.