L’intolleranza al lattosio è una patologia molto diffusa e comune; tuttavia, è rara nei bambini di età inferiore ai 5 anni. È più spesso vista negli adolescenti e nei giovani adulti.
In media, il 65% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio. La curiosità di questa intolleranza è che la sua diffusione o prevalenza, varia in base alle etnie: è più comune negli afroamericani, negli ispanici/latini e negli asiatici, mentre è meno diffuso nelle persone di origine europea.

La prima cosa da fare per verificare una sospetta intolleranza al lattosio è recarsi dal medico di medicina generale e con lui fare una corretta anamnesi e una dettagliata storia familiare circa la patologia. In seguito all’esame obiettivo il medico deciderà il tipo di test da effettuare per conclamare l’intolleranza.
Fino a qualche tempo fa, per diagnosticare l’intolleranza al lattosio, era utilizzato un test altamente invasivo che prevedeva un prelievo di intestino tenue (biopsia) in cui veniva analizzata la funzionalità della lattasi, che ricordo si trova proprio nella mucosa dell’intestino tenue.
Ad oggi il test maggiormente diffuso è il Breath Test, ovvero un test che misura il contenuto di idrogeno del respiro dopo l’ingestione di lattosio. Questo gas viene prodotto dalla flora intestinale che riceve il lattosio tal quale, quindi non scisso dalla lattasi. L’idrogeno prodotto dai batteri (che ricordo genera distensione addominale) viene rimesso in circolo e fatto uscire dai polmoni attraverso l’espirato, in un apposito strumento che dosa la quantità del gas.

Il test è positivo per il malassorbimento del lattosio se il valore dell’idrogeno post respiro del lattosio aumenta > 20 ppm rispetto al basale.
L’utilità di questo test sta nel fatto che può essere utilizzato in tutti i pazienti, quindi anche i bambini diciamo dai 5 anni in su, e non ha controindicazioni o effetti collaterali per stati fisiologici particolari come la gravidanza.
Se proprio non si riesce a effettuare il test del respiro, può essere fatta un’indagine predittiva dell’intolleranza al lattosio, attraverso un tampone boccale, ma si tratta di un risultato sulla predisposizione che non ci da certezza dell’intolleranza.

Una volta diagnosticata l’intolleranza, come si tratta?
Sia che si tratti di intolleranza primaria che secondaria, viene inizialmente trattata con una dieta a totale esclusione di lattosio, spesso anche dei derivati del latte per evitare contaminazione.
L’esclusione deve essere fatta in modo corretto e responsabile, sempre ad opera di uno specialista che possa ben gestire le esclusioni, senza alterare il rapporto dei micro- e macro-nutrienti necessari per una corretta alimentazione.
Può succedere che chi soffre di intolleranza primaria al lattosio, abbia anche altri tipi di patologie legate al tratto gastro-intestinale come ad esempio la IBS (sindrome dell’intestino irritabile) per cui eliminare solo il lattosio, potrebbe non dare i risultati sperati.
A tali soggetti si propone spesso una dieta low –FODMAP in cui vengono eliminati anche altri zuccheri fermentanti. E’ un percorso da fare in modo serio, graduale e seguito per evitare problemi e fastidi.
FODMAP è un acronimo per indicare delle classi di zucchero che possono fermentare e creare fastidi all’apparato gastro-intestinale
Nell’intolleranza secondaria, al contrario, spesso è sufficiente eliminare per un periodo il lattosio, che, successivamente, sempre ad opera del professionista competente, può essere reintrodotto fino a comprendere la soglia di tolleranza del soggetto.
Infatti l’intolleranza è soggettiva e ognuno ha un suo livello soglia al di sotto del quale può assumere , sempre senza esagerare nella frequenza oltre che nell’abbondanza, dosi di lattosio senza incorrere nei classici sintomi.
Un aiuto possono essere anche gli integratori di lattasi, dell’enzima di scissione necessario per digerire il lattosio. In commercio ve ne sono molti tipi ma più o meno vanno assunti nello stesso modo, ovvero 30 minuti prima del pasto con presenza di lattosio.
Da sottolineare che l’assunzione dell’enzima non può essere considerato la panacea di tutti i mali: è impensabile assumere sempre lattasi e darsi alla pazza gioia con latte, latticini e derivati. La lattasi può essere integrata quando ci sono cerimonie, pranzi “a rischio” lattosio o di tanto in tanto per soddisfare le “voglie” di una pizza con la mozzarella.
Vi parlerò in seguito di come leggere le etichette e fare la spesa con il minimo rischio di contaminazione!
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