Da tempo si parla di dieta chetogenica, ci sono centinaia anzi migliaia di articoli scientifici. Se scrivi dieta chetogenica su uno qualsiasi dei motori di ricerca per articoli scientifici, come per esempio Pubmed, trovi all’incirca 1400 articoli solo nell’ultimo decennio (2011-2021).
Nasce nel 1921 come alimentazione di supporto alla terapia contro l’epilessia (leggi qui), ma ad oggi la dieta chetogenica è utilizzata in numerosi ambiti, soprattutto nella perdita di peso.
La perdita di peso è una pietra miliare nella prevenzione delle malattie croniche e non solo.
Sul breve periodo vengono spesso consigliate diete chetogeniche in condizioni fisiologiche, ma ad oggi sono fortemente utilizzate anche per:
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contrastare sindrome metabolica,
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perdere peso prima di un intervento bariatrico,
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regolare il cosiddetto fegato grasso (la steatosi epatica non alcolica)
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gestire l’insulino-resistenza.
Nonostante le prove sui benefici clinici di queste diete stiano rapidamente emergendo, esistono ancora alcune preoccupazioni sui loro potenziali rischi e sul loro utilizzo a lungo termine.
Le attuali controindicazioni alle diete chetogeniche includono diabete mellito di tipo 1, insufficienza renale o epatica, insufficienza cardiaca, aritmie cardiache, ictus recente, infarto, gravidanza e allattamento.
La restrizione calorica resta alla base di questo tipo di diete, in cui si ha un basso apporto di carboidrati e un aumento di grassi.
Dalla tabella sotto puoi vedere le varie differenze tra le diete e quali inducono o meno chetosi.

Classificazione delle diete in base a calorie, carboidrati, assunzione giornaliera di grassi e chetosi indotta (Beneficial effects of the ketogenic diet on nonalcoholic fatty liver disease: A comprehensive review of the literature Mikiko Watanabe, et al)
Diversi studi hanno dimostrato che un netto miglioramento del controllo glicemico può essere ottenuto attraverso una drastica restrizione calorica: le diete chetogeniche a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) sono sempre più utilizzate nella pratica clinica per la perdita di peso, la gestione delle problematiche correlate all’obesità e in particolare al diabete tipo 2, ed è un approccio accettato da molti, poiché favorisce la sazietà, la rapida perdita di peso e il risparmio muscolare.
Dallo scorso marzo 2020 ad oggi, periodo in cui la pandemia da Covid 19 ha soggiogato l’intero pianeta, si è ipotizzato di iniziare un percorso a basso contenuto di carboidrati come fattore aggiunto alla prevenzione dell’infezione Covid.
In letteratura è ampiamente dimostrato che gli stati di malnutrizione, sovrappeso e obesità influenzano negativamente il sistema immunitario; l’assunzione di un regime dietetico specifico, l’uso di integratori alimentari e altri interventi simili, sono promettenti per la corretta funzione del sistema immunitario e nello specifico anche per la prevenzione, la gestione e il recupero del dei pazienti COVID-19 .
Torniamo al titolo dell’articolo
Nella review, così si chiamano raccolte scientifiche di più articoli, Dieta chetogenica come cura preventiva e di supporto per i pazienti COVID-19 pubblicato su Nutrients poco più di un mese fa, si sottolinea che: l’obesità grave è associata ad un alto rischio di complicanze da COVID-19. Inoltre, il tessuto adiposo viscerale – un indicatore affidabile e specifico di insulino-resistenza – è risultato il più forte predittore di prognosi peggiore nei pazienti con COVID-19.
Considerato questo, un approccio nutrizionale che può abbattere la resistenza all’insulina come un approccio chetogenico, potrebbe avere implicazioni benefiche nella prognosi COVID-19 probabilmente senza effetti dannosi.
Per gli autori dell’articolo i regimi chetogenetici potrebbero essere un ottimo strumento per prevenire l’infezione, riducendo l’infiammazione che un soggetto gravemente obeso ha sempre, anche se di basso grado, e arginare i danni indotti dal COVID-19 nella fragile popolazione affetta da obesità.
Sono attualmente in corso anche studi sulla possibilità di sostenere i pazienti durante l’infezione da covid e successivamente, per la ripresa, ma sono al momento ancora test effettuati su animali.
Solo chetogenica? Covid e nutrizione.
Cena et al., nella mini review di Maggio 2020 (Malattia da coronavirus (COVID-19 – SARS-CoV-2 e alimentazione: l’infezione in Italia suggerisce una connessione?) suggeriscono che per migliorare l’efficienza del sistema immunitario, sarebbe consigliabile includere cibi specifici nella dieta: le raccomandazioni generali per adulti sani di età superiore ai 50 anni che osservano limitata attività fisica dovrebbero concentrarsi su schemi dietetici sani.
Questi possono essere generalmente descritti come
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schemi ricchi di alimenti a base vegetale, tra cui frutta e verdura fresca, soia, noci;
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alimenti fonti di antiossidanti e acidi grassi omega-3:
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basso contenuto di grassi saturi e grassi trans,
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poche proteine di origine animale
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limitati zuccheri aggiunti/raffinati.
Inoltre, una moderata restrizione calorica è raccomandata per i pazienti obesi e diabetici obesi.
La maggior parte di questi obiettivi dietetici può essere raggiunta nel nostro paese attraverso la ben nota e tradizionalmente familiare dieta Mediterranea, che è ricca di polifenoli con attività immuno-protettiva e antinfiammatoria, svolgendo un ruolo di sostegno sia nella profilassi che nella terapia.
Al di là del tipo di approccio nutrizionale, l’obiettivo in prevenzione è di limitare il sovrappeso e abbattere l’obesità, considerato che ad oggi in Italia 1 persona su due è in eccesso di peso o soffre di obesità grave.
Spetta a coloro che hanno l’autorità di promuovere e facilitare una cultura nutrizionale della popolazione spingere per ottenere un cambiamento comportamentale, ed è compito degli operatori sanitari incorporare l’assistenza nutrizionale nella pratica di routine.
Nessuna di queste misure è nuova o rivoluzionaria: che si tratti di dieta ipocaloria, chetogenica, mediterranea, digiuno o altro tipo di protocollo.
L’obiettivo deve essere di controllare lo stile alimentare e lo stile di vita in modo da avere un corpo che possa “funzionare” al meglio e rispondere alle battaglie che si trova ad affrontare con tutte le migliori armi che possa avere a disposizione.
Questo, a mio avviso, può dare la svolta che da anni si cerca, quella di considerare il cibo come un alleato e non come nemico, il cibo come medicina (come direbbe un noto autore di tanti, tantissimi anni fa).
Se si può trarre da una pandemia mondiale qualcosa di “buono” direi che il controllo del peso e la prevenzione potrebbero essere il primo passo reale verso la rivoluzione dello stile di vita.
Non si tratta di inventare, ma di gestire quello che già si sa.
Il protocollo nutrizione di precisione AlBeS dà ampio spazio a questa idea di rivoluzione, e se ancora non lo conosci clicca qui per richiedere informazioni generali e anche dettagliate.
