Nello scorso articolo (qui il link) ti ho parlato di un interessante ormone, l’irisina, e di quanti studi sono fatti in merito al suo effetto sul dimagrimento.
Tra i vari studi è venuto fuori anche un interessante intreccio tra questo ormone e una delle fasi fisiologiche della donna più complicate, la menopausa.
Come si collega l’irisina alla menopausa? E come ci interessa da un punto di vista nutrizionale?
Gli aumenti di massa grassa e peso sono specificamente legati alla fase della menopausa. Così come il deterioramento delle attività fisiologiche, associato all’invecchiamento e all’inattività, può intensificarsi durante la menopausa .
L’esercizio fisico può aiutare nella riduzione del grasso viscerale, specialmente nelle regioni centrali del corpo, molte donne che incontro quotidianamente mi dicono “ metto tutto sulla pancia”.
La ricerca ci dice che le contrazioni muscolari portano ad alte secrezioni di irisina (e altre parenti che rientrano nella famiglia delle miochine), che si presume mediano gli effetti positivi dell’esercizio fisico.
La miochina irisina, sin dalla sua scoperta nel 2012, ha dimostrato di svolgere un ruolo importante in molti tessuti tra cui muscolare, adiposo e osseo.
Le prove indicano che l’irisina è associata ad un aumento della formazione ossea e alla diminuzione del riassorbimento osseo, portando a un ridotto rischio di osteoporosi nelle donne in post-menopausa.

L’aumento dei livelli sierici di irisina è stato associato ad un aumento della massa ossea, a un ridotto rischio di fratture, a una diminuzione dei livelli sierici di citochine, quelle sostanze che infiammano il tuo corpo, e a un aumento dei livelli sierici di vitamina D, che come sai è di fondamentale importanza sempre, molto di più nella fase di menopausa.
La menopausa è un momento di trasformazione del corpo della donna ed è proprio in questa fase che gli ormoni fanno il bello e il cattivo tempo.
Si è visto che gli adipociti ovvero le malefiche cellule del tessuto adiposo, il grasso, possono trasformarsi da bianchi a bruni e viceversa in base a vari fattori.
Numerosi ormoni (sessuali, surrenalici, tiroidei..) possono svolgere un ruolo, ma sicuramente i fattori più importanti nel determinare la trasformazione tra i due tipo di cellule sono:
dieta,
attività fisica,
esposizione al freddo.
E’ quindi fondamentale in fase perimenopausale e negli stadi successivi avere un’alimentazione regolare, che aiuti il corpo ad accumulare meno grassi e, anzi, a trasformare il tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo bruno.
Incrementare gli adipociti bruni significa aumentare il metabolismo e contrastare l’accumulo di grasso bianco. Questo si traduce in una riduzione dell’infiammazione e di tutte le condizioni patologiche correlate.

Sarebbe quindi auspicabile aumentare il grasso bruno; come è possibile farlo?
Attività fisica con annessa produzione di irisina come abbiamo visto in precedenza; una dieta, intesa come regime alimentare, che tenda a stimolare una risposta di dimagrimento.
Ci sono alcune sostanze che sarebbero in grado di stimolare il passaggio da grasso bianco a grasso bruno e quindi accelerare quel processo definito browning.
Parliamo di: capsaicina, teina, curcumina, quercetina, berberina , allicina, resveratrolo.
Da studi effettuati (vedi in basso la bibliografia per approfondire) pare che l”ingestione continua di alte dosi di capsinoidi e capsaicina, ovvero le sostanze presenti nei peperoncini più o meno piccanti, è efficace nel promuovere l’attivazione termogenica negli esseri umani, che ha importanti implicazioni per controllare l’obesità. Tuttavia, la sicurezza dell’uso di capsinoidi a lungo termine richiede ulteriori indagini e studi che attualmente sono in corso.
Per quel che riguarda il resveratrolo, la curcumina e la berberina, che sono potenti antiossidanti pare abbiano un impatto sull’imbrunimento che però è ancora da dimostrare, ciononostante sono delle sostanze che possono comunque essere utilizzate soprattutto per il loro potere antiossidante che aiuta soprattutto in casi di obesità.
Il consumo abituale di tè verde sembra innescare l’attivazione termogenica e contribuisce alle proprietà dimagranti del tè verde, almeno negli studi fatti in laboratorio. E’ necessario rivisitare gli studi sull’uomo per differenziare gli effetti di imbrunimento e termogenici da altri benefici metabolici del tè verde.

Molecole dietetiche che possono determinare un un aumento dell’attività degli adipociti bruni classici preesistenti e determinare l’imbrunimento ovvero il passaggio da cellule del grasso bianche a cellule beige e brune