Scaffali vuoti…e se pensassimo sostenibile?

Qualche settimana fa una notizia dall’estero che mi ha lasciato un po’ perplessa.

Gran Bretagna: scaffali vuoti in alcuni supermercati, soprattutto discount, dove mancano alcuni tipi di verdure, in particolare quelle importate, per cui la popolazione è “costretta” a prendere solo una razione di quello specifico ortaggio o quella frutta, sempre che la trovi disponibile.

Come è possibile?

Vari i pensieri che mi hanno assalita tra cui la guerra, la Brexit, ma poi ho approfondito.

E’ possibile perché i vegetali che mancano sono quelli non propriamente di stagione, provenienti da Stati europei e non, che hanno e stanno avendo delle difficoltà da un punto di vista climatico.

Ho appreso questa notizia dalla radio e le mie orecchie si sono accartocciate come erano quelle di Dumbo prima di starnutire, appena nato. 

Perché?

Perché la speaker che ha annunciato questa notizia, tra le verdure NON di stagione ha inserito anche i cavolfiori, i broccoli, le verze. 
Ma come non sono di stagione? Ti ricordo che siamo in inverno! Le avrei voluto urlare con un megafono!!
 
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Il problema è che non si conosce la stagionalità dei prodotti.
 
Il problema è che “non esistono più le mezze stagioni” neanche per la frutta e la verdura.
 
Questo mi ha fatto riflettere su qualcosa che quotidianamente osservo passando accanto al banco della frutta del supermercato (ma ahimè anche di alcuni fruttivendoli locali).
Fragole, anguria, pesche, uva fanno capolino anche a Febbraio tra cavolfiori, friarielli e verze.
C’è qualcosa di strano!

E quindi ho ripensato alla mia continua lotta per esaltare la stagionalità dei prodotti, il Km0 e soprattutto la sostenibilità.

Sostenibilità da tutti i punti di vista:
 
  • economico, perché la frutta, la verdura e gli ortaggi del periodo hanno (o dovrebbero avere) un costo inferiore rispetto a prodotti non di stagione che vengono da altri paesi o da produzioni intensive sotto serra;
  • ambientale, perché le serre sono riscaldate con carburanti, quindi con un elevato dispendio economico e relativo eccesso di emissioni nell’aria; inoltri i prodotti che vengo per così dire “forzati” sono  irrorati di medicinali e diserbanti, che inquinano aria, acqua e suolo. Oltre al trasporto via aerea o su gomma, con quanto ne consegue a livello di scarichi;
  • salutare, perché i prodotti di stagione, freschi e raccolti secondo il loro ciclo di maturazione naturale, hanno in sé tutte le proprietà nutritive intatte e donano al nostro palato una varietà di gusti notevole e al nostro corpo tutti i nutrienti di cui necessita. Madre Natura non fa nulla a caso.
  • anti-spreco oltre 1/3 del cibo prodotto viene sprecato e l’80% di esso sarebbe ancora consumabile. Fare la spesa per il cibo che davvero ti occorre, cercare di comprare solo quello che effettivamente serve, è conveniente per la tasca, per l’ambiente e per evitare di buttare di cibo.

E’ per questo che propongo la dieta sostenibile.

Considera il termine “dieta” come alimentazione quotidiana e non solo come regime ipocalorico dimagrante. In questa visuale è importante sapere che si può mangiare bene e in modo sano impattando il meno possibile sull’ambiente.

Ci sono delle regole base sulla sostenibilità a tavola:

  • scegliere prodotti locali, acquistare prodotti coltivati a km0 e in modo naturale da coltivatori diretti o piccole attività;

  • prediligere la stagionalità;

  • non acquistare prodotti preconfezionati;
  • acquistare solo ciò che serve con una corretta lista della spesa;

  • scegliere carni e pesce di qualità e locale;

  • non utilizzare l’acqua in bottiglie di plastica.

In sintesi, la sostenibilità a tavola conviene perché promuove la salute, la tutela dell’ambiente, la sostenibilità economica e l’etica nella produzione alimentare.

Un primo passo per iniziare: impara a fare la spesa. A tal proposito ti affido uno schema che potrebbe tornarti utile

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