Fibromialgia, la storia di Barbara

Salve dottoressa, mi ha dato il suo contatto una mia amica. Mi chiamo Barbara e prima di prendere un appuntamento le faccio una domanda diretta. Lei sa cos’è la fibromialgia?

Questo è stato l’inizio della telefonata tra me e Barbara.

Non sono andata per le sottili, non ho cercato definizioni elaborate stile wikipedia.

Le ho semplicemente detto “certo è quel malessere diffuso per cui gran parte delle persone a cui ne parla le dice che è tutto nella sua testa”.

Da lì Barbara si è rilassata e abbiamo così preso un appuntamento per una prima visita.

Non mi ha sorpreso la domanda iniziale, perché questa patologia è ancora oggi sottostimata, sottovalutata e di difficile diagnosi.

Che cos’è la fibromialgia

E’ una patologia infiammatoria cronica che può presentare diversi sintomi collocati in diverse parti del corpo, per questo più correttamente si parla di sindrome fibromialgica.

E’ una patologia complessa, variegata che colpisce prevalentemente donne in una fascia di età 30-40 anni, ma può “esplodere” anche molto prima, addirittura in età adolescenziale.

Presenta manifestazioni varie con sintomi tipici quali:

  • dolore diffuso muscolo-scheletrico,

  • frequenti mal di testa,

  • stanchezza (prevalentemente diurna),

  • alterazione del sonno,

  • difficoltà di concentrazione,

  • sensibilità al contatto,

  • ansia,

  • depressione,

  • crampi,

  • rigidità muscolare,

  • compromissioni dell’intestino.

Barbara mi ha raccontato i suoi 4 anni di calvario: dolore cronico e stanchezza senza spiegazione. Non riusciva a capire come fosse possibile che proprio lei, sempre in forma, sempre attenta al movimento fisico, sempre precisa nei controlli di prevenzione, non riuscisse né a capire tanto meno a spiegare il suo malessere.

Ha visto molti medici, è stata rimbalzata da uno specialista all’altro, da un centro medico all’altro.

Finalmente la luce in fondo al tunnel, un reumatologo riesce a darle una diagnosi: fibromialgia moderata.

Non ci poteva credere!

E’ stato complicato perché purtroppo non ci sono analisi specifiche o indagini che possano dare una risposta certa.

Ma l’esperienza del suo medico aveva dato un nome a tutto quello che stava sopportando.

La diagnosi

Nel tempo sono stati elaborati dei criteri diagnostici cui vengono sottoposti i pazienti che presentano i sintomi da almeno 3 mesi in modo continuo, cronico, partendo dal dolore diffuso.

Vengono utilizzati Tender Points ovvero una “piantina” dei punti che provocano dolore e riportati su scala. Sono 18 punti ben distribuiti sul nostro corpo e che il medico ritiene rispondenti quando al tatto viene riscontrato dolore. Per diagnosticare la patologia sono necessari almeno 11/18.

Ma non è sufficiente.

E’ fondamentale una anamnesi precisa e ben condotta poiché le cause scatenanti non sono ancora certe ma sicuramente ci sono fattori che spingono, sostengono e accendono questa patologia:

  1. la predisposizione genetica,

  2. fattori ambientali (traumi fisici, sessuali ecc.),

  3. situazioni di stress cronico,

  4. aspetti psicologici (ansia, depressione, ecc).

Non è una classifica, sono elementi presenti nelle popolazioni di fibromialgici studiate.

https://creakyjoints.org/about-arthritis/fibromyalgia/fibromyalgia-overview/fibromyalgia-tender-points/

Come aiutare chi presenta fibromialgia

Una volta avuta la diagnosi di fibromialgia è necessario intraprendere un percorso terapeutico multidisciplinare e personalizzato che tenga conto di educare il paziente alla convivenza con la patologia, attraverso:

  • attività fisica;

  • terapia farmacologica;

  • terapia non farmacologica;

  • psicoterapia;

  • igiene del sonno;

  • educazione all’alimentazione.

Barbara faceva tanto sport e questo l’ha spesso aiutata ad affrontare questa sua malattia a tratti silente ma sempre presente.

Per chi non è abituato all’attività fisica il suggerimento è iniziare lentamente, con un’attività che piaccia ma che non produca l’effetto opposto accentuando stanchezza e dolori, un piano di allenamento che possa supportare le terapie farmacologiche.

Sono consigliate anche pratiche e tecniche di rilassamento come lo yoga o di consapevolezza e percezione del qui e ora come può aiutare a fare la mindfulness.

E’ stato importante per Barbara, ma è consigliato per tutti, un percorso con uno psicoterapeuta che possa aiutare a trovare le giuste armi per convivere e affrontare una malattia per cui ancora non si è trovata una cura certa, soprattutto in famiglia, soprattutto col partner che si trova di fronte una persona spesso diversa da quella con cui ha iniziato una relazione.

La stanchezza è uno dei principali sintomi e sicuramente quello più persistente, pertanto è importante una corretta igiene del sonno.

Andare a dormire e alzarsi con orari regolari, non utilizzare dispositivi come cellulare o tablet mentre si è a letto, avere un ambiente con la giusta temperatura e la giusta luce, utilizzare materasso e cuscini che siano realmente utili al riposo.

Fibromialgia e alimentazione

E’ fondamentale sempre, ma soprattutto per chi soffre di fibromialgia mantenere sotto controllo il peso.

Questo perché il sovrappeso genera l’infiammazione che è alla base della fibromialgia.

Spesso dopo una diagnosi certa la persona si rifugia nel cibo e in una vita più solitaria.

Perdere peso, evitare gli eccessi di tessuto adiposo sono elementi importanti per aiutare e coadiuvare la medicina e le altre discipline.

Il tipo di alimentazione che ho organizzato per Barbara è tendenzialmente antinfiammatorio, ovvero caratterizzata da cibi che aiutino a perdere peso, per meglio dire tessuto adiposo (la ciccia insomma!) che è un pro-infiammatorio, con caratteristiche antiossidanti e che possano aiutare il corpo a gestire la produzione di scorie che incrementano l’infiammazione.

Nonostante alcuni studi siano contrastanti riguardo una serie di cibi e la loro capacità pro-infiammatoria, in base alla mia esperienza ho elencato a Barbara una serie di alimenti da ridurre o, e sarebbe meglio, eliminare dall’alimentazione quotidiana.

Non è una lista enorme, sono rinunce che si possono fare:

  • alimenti ricchi di zuccheri semplici;

  • alimenti raffinati e confezionati;

  • bibite, bevande zuccherate e cocktail per il contenuto di zucchero e spesso di aspartame;

  • caffeina in eccesso;

  • ridurre carni rosse ed insaccati.

Inoltre, dato che uno dei sintomi della fibromialgia sfocia in IBS ovvero nell’infiammazione dell’intestino con conseguente alterazioni delle evacuazioni che vanno dalla diarrea alla stitichezza, è importante tenere sotto controllo e conoscere i livelli di tolleranza rispetto a certi cibi in particolare contenenti glutine e lattosio.

Barbara non aveva mai mostrato prima problemi di intolleranza o almeno non ne era consapevole. L’intestino era sempre infiammato, riusciva ad avere scariche diarroiche anche settimane intere senza apparente motivazione.

Per questo il piano alimentare è a ridotto contenuto di lattosio, di glutine e di fodmap ovvero quegli zuccheri che sono male assorbiti fermentano nell’intestino e che, aiutati dalla disbiosi ovvero da una alterazione della flora intestinale, portano a gonfiore, diarrea, stitichezza, bruciori.

Ripristinare l’equilibrio intestinale è fondamentale come lo è mantenerlo anche attraverso un’integrazione di prebiotici e probiotici che mantengano il giusto equilibrio tra i batteri buoni e i cattivi presenti nel nostro intestino.

Attualmente la situazione di Barbara è in continua evoluzione, in senso positivo, lo ammette lei stessa:

L’alimentazione è fondamentale e supporta tutto quanto detto in precedenza, è per questo importante rivolgersi sempre a chi ha esperienza in merito, bandendo le classiche diete fai da te, i soli consigli generici di internet e dottor Google e i suggerimenti altrui. Ogni corpo è a sé, ogni metabolismo reagisce a proprio modo, avere cura del tuo corpo è necessario, fondamentale.

Nella sezione i nostri percorsi puoi trovare un approfondimento sui percorsi di nutrizione di precisione e individuare quello più adatto a te.

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